Renzi cuor d’oro

La nonna e il nipotino

“Se una donna a 61, 62 o 63 anni vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote, anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa nonna di andarsi a godere il nipotino”. Il presidente del Consiglio ha dato dimostrazione di possedere un cuore d’oro con l’apologo della nonna e del nipotino propedeutico a modificare una normativa del passato, in effetti piuttosto rigida. Preoccupati tutti come siamo dalla necessità di restituire soldi ai pensionati colpiti dalla legge Fornero, quasi rischiavamo di non accorgerci dalla nuova proposta innovativa del premier, che una ne fa e cento ne pensa. Anche se indefinita, la prospettiva indicata è chiarissima: si può andare prima in pensione di quanto si debba, basta a rinunciare a qualche soldo. Se si tratta di cambiamenti, questo è davvero notevole, l’uovo di colombo per risolvere il problema degli esodati. Cesare Damiano è subito corso a lodare il premier parlando di “musica” per sue orecchie. Più prudente un vecchio craxiano come Sacconi, che si è detto contrario comunque a ricalcolare le pensioni già erogate o prossime a liquidazione. Sacconi è un competente della materia con maggior realismo di Damiano, e sa che di flessibilità pensionistica si discute da anni, ma quando si cerca di mettere nero su bianco ci si accorge che è costosissima. O i pensionati vengono penalizzati mortalmente, o i conti previdenziali fanno saltare quelli pubblici. Se poi si considera che a metà secolo ci saranno molto più over 80enni mentre non siamo in grado di sapere quanti occupati in più avremo, se non ne avremo in meno, le complicazioni potrebbero essere persino maggiori di quanto si crede il professor Sabino Cassese ha ricordato giustamente che l’equilibrio finanziario di oggi “è tanto precario” e che il welfare italiano dà troppo agli anziani e troppo poco ai giovani. Sarà poi sicuramente un caso, dovuta alla crudele indole germanica, che mentre il premier italiano vagheggia una trattamento pensionistico a sessant’anni, il governo tedesco si sta convincendo che bisognerà andarci non prima dei 71 di età. Allora, la nonna, il nipotino, se lo vuole godere, dovrà aspettare la sera, quando torna dal lavoro.

Roma, 19 Maggio 2015